Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge ricalca sostanzialmente, con gli opportuni aggiornamenti, quella che fu presentata nella passata legislatura, il 13 marzo 2003, n. 3782, dagli onorevoli Antonio Soda e altri, ma che, posta all'ordine del giorno della Commissione competente, non fu mai discussa e approvata.
      Come già si ricordò allora, il nostro Paese è comunemente conosciuto nel mondo come la terra in cui la storia, l'arte, le lettere, la scienza, la tecnica e il pensiero politico, filosofico e religioso hanno costituito il giacimento culturale più vasto e significativo del cammino dell'umanità.
      In questo orizzonte, in Italia, più che in altri luoghi del pianeta, splendori e miserie, progresso e sofferenza, avanguardie e reazioni, popoli e culture si sono intrecciati a comporre lo sviluppo della civiltà universale.
      In questa dimensione, nella città di Reggio Emilia, nei secoli, intorno ad una istituzione sociale, sviluppata dalla sensibilità degli Estensi del ducato di Modena, denominata «Istituti psichiatrici di San Lazzaro», si è stratificato un singolare patrimonio di documentazione medica, di architettura sanitaria, di testimonianze umane, iconografiche, artistiche e artigianali, infine una struttura civile autonoma

 

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e distinta dalla organizzazione della vita della città, unica nel suo genere.
      Questo patrimonio è oggetto di attenzione, di studio e di ricerca di storici e di esperti, nelle scienze mediche e sociali, di ogni parte d'Europa e del mondo.
      Gli istituti manicomiali, sorti nella visione della separatezza e della segregazione del malato di mente dalla famiglia e dalla società fino alla riforma sanitaria, con la loro storia plurisecolare, sono rimasti integri nel loro aspetto archittettonico complessivo, con i vetusti «padiglioni» di ricovero e contenzione dei malati, le officine, le cucine, le sedi dei servizi amministrativi, la chiesa, le strutture di ritrovo per conferenze e iniziative didattiche, scientifiche, culturali e ricreative, la biblioteca, la casa colonica, l'immensa area destinata a giardini, verde e parco.
      Nel loro interno è custodita una documentazione tecnico-scientifica e sociale di valore incommensurabile, rappresentata da:

          a) 13.500 volumi, molti dei quali integranti il «Fondo antico protetto», di eccezionale valore storico e bibliografico, del XVIII e XIX secolo, già biblioteca «Carlo Livi»;

          b) una emeroteca specialistica di psichiatria, che raccoglie testi pubblicati negli ultimi due secoli, fra i quali la rivista di freniatria, curata dagli Istituti di San Lazzaro, fondata nel 1875 e considerata la più importante rivista dell'epoca;

          c) una raccolta di oltre centomila cartelle cliniche, che raccontano, a decorrere dal 1854, la storia tragica degli ammalati di mente (o presunti tali) spesso sepolti a vita in questi istituti: nelle cartelle sono descritte le analisi mediche, le terapie praticate e, documenti umani di valore inestimabile, le testimonianze scritte o semplicemente grafiche degli ammalati;

          d) tutta la documentazione archivistica degli Istituti, quali i bilanci, i verbali delle amministrazioni, le iniziative di soccorso e di assistenza fino agli esperimenti di autogestione;

          e) una imponente mole di documentazione iconografica, artistica e artigianale, connessa soprattutto alla cosiddetta «ergoterapia» e cioè alla attività lavorativa manuale e artistica, che si riteneva, in alternativa alla contenzione, pratica terapeutica indispensabile alla gestione dei malati: l'attività dei ricoverati si svolgeva nei campi e nei giardini del parco ma anche e soprattutto nelle manifestazioni artistiche; circa ventimila sono i disegni e i quadri disponibili e migliaia le ceramiche e i tessuti confezionati secondo la migliore tradizione dell'ars canusina del luogo;

          f) un'ampia raccolta di documentazione fotografica sulle attività degli Istituti, i sistemi di cura, i singoli ricoverati, gli arredi degli edifici, le manifestazioni pubbliche connesse alla funzione svolta;

          g) una imponente raccolta degli oggetti di cura e di contenzione dei ricoverati (strumenti tradizionali come camicie di forza, collari, catene, lacci, e strumenti più «raffinati» come bagni di luce, caduta di acqua sul capo, elettrodotti), soprattutto in uso prima della scoperta e della produzione degli psicofarmaci: documenti e testimonianza della concezione della malattia mentale (reale o presunta) da contenere e contrastare soprattutto con la violenza sui malati;

          h) una raccolta degli arredi, compresi quelli dei lavoratori scientifici, degli oggetti di ricerca, dei cavi per lo «studio» della malattia e infine oggetti di uso comune per i lavori di tessitura, per la produzione delle scarpe, per i servizi di sartoria, per il lavoro dei campi: documentazione indispensabile per conoscere un frammento, non certo secondario, della storia del nostro popolo e del suo percorso verso forme più alte di civiltà;

          i) un archivio video composto da un insieme di più di cinquecento film e documentari sulla follia;

          l) il complesso monumentale, composto da ben trentadue edifici vincolati dalla sovrintendenza ai beni ambientali e monumentali, oggi adibiti ad altre attività di

 

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carattere scolastico e universitario, oltre che di amministrazione della azienda sanitaria locale. L'insieme costituisce in sè, con il parco circostante, un aspetto non secondario del patrimonio manicomiale nella sua integrità, tanto è vero che è in corso il recupero di uno degli edifici (ex padiglione «Lombroso»), che fu in passato quello di maggiore segregazione, per farne uno degli esempi più significativi (così come è) della contenzione dei malati di mente;

          m) la documentazione dell'attività svolta dai centri di igiene mentale. Fino dagli anni '60-'70 del XX secolo, il San Lazzaro di Reggio Emilia si pose il problema del superamento dell'istituzione manicomiale e, per iniziativa dell'amministrazione provinciale, vennero creati i centri di igiene mentale, chiamando a dirigerli il professor Giovanni Jervis. Si avviò così una esperienza unica nel suo genere, di cura e di assistenza dei malati di mente sul territorio, di superamento di ogni forma di segregazione. È sulla base di questa esperienza che, dopo l'approvazione della legge n. 180 del 1978, si diede vita ai centri di salute mentale presso tutte le aziende sanitarie locali. Anche la documentazione di questa importante attività dei centri è oggi a disposizione del San Lazzaro di Reggio Emilia, per quanti ne vogliano comprendere gli aspetti innovativi che seppe introdurre nella cura delle malattie mentali.

      La soprintendenza competente per i beni culturali delle città di Modena e di Reggio Emilia ha provveduto a vincolare questo patrimonio.
      È evidente dunque il dovere pubblico a che questo immenso e originale patrimonio storico, scientifico e culturale non vada disperso, ma anzi possa essere adeguatamente conservato e valorizzato per divenire oggetto di studio e di ricerca aperta agli studiosi dell'Italia e del mondo e fonte di informazione anche per i cittadini e per le giovani generazioni che dalla conoscenza del passato e dalla conservazione della memoria traggono alimento e forza per un ulteriore civile sviluppo.
      Da tempo, infatti, si pensa di dare vita a un museo che, per le sue dimensioni e per la complessità dei materiali a disposizione, opportunamente conservati, si ritenga possa assumere un valore nazionale.
      Del resto già negli anni '70 fu bandito in proposito un concorso per il museo nazionale, al quale parteciparono numerosi esperti in materia, con la presentazione di più di venti progetti. Le difficoltà di carattere economico, le esigenze sanitarie e la propensione a utilizzare diversamente la vasta area del San Lazzaro non consentirono di realizzare alcuno di questi progetti. Ora però è tempo di dare vita a un Museo nazionale della psichiatria che, purtroppo, ancora non esiste nel nostro Paese. Iniziative encomiabili, in tal senso, sono state realizzate a San Servolo a Venezia, a Lucca e in altre località, ma tutte hanno prevalentemente carattere locale. L'istituzione del Museo nazionale di Reggio Emilia potrebbe quindi costituire un utile raccordo e una più alta e significativa valorizzazione di tutte queste realta. Del resto la regione Emilia Romagna (Istituto Beni Culturali), ben comprendendo tutto il valore del materiale disponibile al San Lazzaro di Reggio Emilia, ha caldeggiato e caldeggia la istituzione del Museo nazionale, per farne anche un punto di riferimento per tutte le istituzioni esistenti a Colorno, a Bologna, a Imola e a Ferrara.
      Il Museo nazionale del San Lazzaro di Reggio Emilia, come è auspicabile, avrà il compito di essere altresì un importante centro promotore di iniziative di ricerca e di studio sulle malattie mentali e, in collaborazione con le università, di formazione del personale occorrente per assicurare una migliore e sempre più qualificata attività di assistenza e di cura delle malattie mentali sul territorio.
      Il Museo nazionale potrà inoltre essere punto importante di riferimento e di confronto a livello europeo per affermare anche in Europa la validità della legge n. 180 del 1978, di superamento dei manicomi.

 

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      Alla istituzione e alla gestione del Museo nazionale, nonché alla giusta valorizzazione di tutto il materiale e del patrimonio esistente, e all'attività di ricerca e di studio di interesse nazionale ed europeo, che possono essere avviate, si vuole provvedere con la presente proposta di legge, che impegna lo Stato a promuovere, unitamente alla libera scelta della regione Emilia Romagna, dell'azienda sanitaria locale di Reggio Emilia e degli enti territoriali di Modena e Reggio Emilia (comuni e province), la istituzione della Fondazione del Museo nazionale di psichiatria del San Lazzaro di Reggio Emilia.
      L'articolo 1 dispone la promozione, con la libera e autonoma partecipazione degli enti predetti (regione Emilia-Romagna, azienda sanitaria locale di Reggio Emilia, comune e provincia di Modena e di Reggio Emilia e altri comuni delle suddette province che vorranno aderirvi), della istituzione «Fondazione del Museo nazionale di psichiatria del San Lazzaro di Reggio Emilia».
      Il rapporto di cooperazione Stato-enti territoriali è configurato nel rispetto della competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dei beni culturali e della sfera di legislazione concorrente Stato-regioni in materia di valorizzazione dei beni culturali, così come definite all'articolo 117 della Costituzione.
      L'articolo 2 definisce la natura giuridica della Fondazione.
      L'articolo 3 determina la disciplina applicabile ai suoi organi e alla sua attività.
      L'articolo 4 individua i fini della Fondazione.
      L'articolo 5 definisce gli organi della Fondazione, le loro funzioni e le modalità di composizione e nomina.
      L'articolo 6 prevede la partecipazione dello Stato agli oneri di funzionamento della Fondazione.
 

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